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RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA UIL, PIERPAOLO BOMBARDIERIRELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA UIL, PIERPAOLO BOMBARDIERI

Ci troviamo in un periodo complicato e drammatico.

È come se ci trovassimo, per me che amo il mare, in una tempesta.

Van Gogh diceva: “i pescatori sanno che il mare è pericoloso e le tempeste terribili, ma non hanno mai considerato quei pericoli ragioni sufficienti per rimanere a terra.”Allora partiamo.Così come è stato fatto da chi mi ha preceduto, senza esitazioni.

Permettetemi di salutarli.

Quelli degli eroici primi anni, ovviamente non li ho conosciuti, se non nella lettura di documenti e nei cimeli conservati nel nostro Istituto di Studi Sindacali, che abbiamo esposto nella Mostra Storica dell’ultimo Congresso.

Ma Raffaele Vanni me lo ricordo bene. Quanto avrebbe voluto essere qui quest’oggi con noi e vicino a me, ne sono sicuro. La sua passione civile, il suo spirito davvero laico e lontano da ogni dogmatismo, quante volte ci siamo confrontati sui temi dell’Europa, su come cambiarla per renderla più sociale.Con la sua capacità di rimodulare il proprio ruolo nell’Organizzazione, senza mai farsi indietro, sempre pronto a prendere ancora una volta la parola in un Consiglio (facendosi sempre apprezzare per la lucidità dell’analisi).

Giorgio Benvenuto ha sedotto me, ragazzo, come moltissimi di voi. Una Organizzazione aperta, accogliente anche per chi viene da tradizioni culturali diverse, il protagonismo e l’orgoglio di appartenenza pur in una stagione caratterizzata dall’entusiasmo dell’unità sindacale, l’intuizione di guardare al lavoro ma andare oltre (il Sindacato dei Cittadini, sta ancora sulla nostra carta intestata).

Pietro, il Pietro Larizza calabrese, orgoglioso, determinato (appunto: la testa dura da calabrese) concreto, con una conoscenza profonda dell’Organizzazione e delle dinamiche dei gruppi dirigenti. Contrattare fino all’ultimo, immaginare percorsi possibili anche quando tutto intorno sembra già essere delineato e scritto, come nell’indimenticabile battaglia campale sulla riforma delle pensioni.

Luigi Angeletti. Duro, secondo qualcuno arrogantemente duro. Ai tavoli del confronto con le controparti o con il Governo sanguigno e autentico, operaio metalmeccanico sempre. Ma anche curioso e in grado di percepire il cambiamento nell’aria: ricordo ancora le discussioni sulla “società liquida”.

E poi Barbagallo. Carmelo, solo Carmelo, come lo chiamano tutti gli iscritti che lo strattonano nelle manifestazioni. Il Segretario Generale che si mischia con il suo popolo, che dona attenzione sia a chi voglia raccontare un guaio o per chi saluta soltanto. Che mangia nelle mense facendo la fila fra i lavoratori, che mette in sicurezza la Uil e che la tiene al centro dell’attenzione, anche dei media, con una battuta o con un aneddoto.Carmelo che qui, oggi, apre un nuovo percorso, dà il via a una nuova stagione o meglio più che nuova, rinnovata. Perché è vero che “se anche cambia il timoniere, la rotta resta la medesima”. Andremo per mari magari burrascosi ma abbiamo un bagaglio di esperienze, lezioni e insegnamenti - quelli cui accennavo ripensando agli ex Segretari Generali - un patrimonio di valori che non disperderemo ma che anzi, rinnovati, saranno la stella polare che orienterà anche nella notte più buia.Voglio rivolgere un pensiero affettuoso a chi oggi esce dalla Segreteria, Antonio, Silvana, Rocco. Ringraziandoli a nome di tutti per quello che hanno dato a noi all’Organizzazione e per quello che continueranno a dare.Non abbiamo dimenticato il 70 esimo della Uil.Lo faremo come merita la nostra Organizzazione appena le condizioni ce lo consentiranno.Continuerò ad essere il Pierpaolo che conoscete, aiutatemi a sostenere questo impegno, aiutatemi a rafforzarlo per migliorare il futuro e sostenere i più deboli, come ho visto fare a mio padre che da vecchio socialista oggi sarebbe stato contento.Siamo in un momento drammatico.Basti pensare che, su una forza lavoro globale di 3,3 miliardi di persone, l’81 % sono state interessate alla chiusura totale o parziale dei posti di lavoro. Ci uniamo, in modo sentito, al dolore di tutti coloro che hanno perso i loro cari a causa del Covid.Ringraziamo tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori che in questo periodo hanno comunque garantito e permesso che la nostra vita continuasse e per questo siamo e resteremo al loro fianco.La solidarietà ha permesso di superare i momenti più critici. Una solidarietà che deve trovare nell’agire quotidiano un riconoscimento e una svolta nel nostro futuro.

PRIMA DI TUTTO LA VITA, PERCHÉ NULLA SARÀ COME PRIMA.

E questo per noi vale in Italia e vale in Europa.Siamo tra i sindacati che hanno fondato il Movimento Sindacale Europeo, oltre mezzo secolo fa, e poi la CES - saluto Luca Visentini, Segretario Generale della Confederazione Europea dei Sindacati, un fratello con il quale, tanti anni fa, abbiamo cominciato insieme a coltivare la stessa passione.Questo lavoro fatto in Europa ci rende orgogliosi, nel corso dei nostri primi settant’anni di vita, la solidarietà e i nostri valori, hanno travalicato i confini nazionali e abbiamo sempre sostenuto le aspirazioni alla libertà e alla giustizia sociale dei sindacati di tutto il mondo.Le decisioni dell’Europa negli ultimi mesi hanno segnato il cambio di passo che chiedevamo da anni, rendendo concreta la consapevolezza che solo insieme, senza egoismi, è possibile progredire e rispondere alle crisi.Sono state adottate misure importanti, ma è necessario agire in fretta, non possiamo permetterci di aspettare per mesi le lungaggini burocratiche e le beghe tra gli Stati.Il patto di stabilità è stato sospeso FINALMENTE e ci batteremo affinché la sospensione diventi definitiva. Come? Cambiando approccio per cambiare prospettiva nelle prossime scelte di politica economica dell’Europa.Utilizziamo subito lo SURE per la Cassa Integrazione e il MES per rafforzare e modernizzare il Sistema Sanitario, soprattutto al Sud.A chi ha ancora dei dubbi chiediamo di ricordare i 35.000 morti, di entrare in pronto soccorso, di visitare gli ospedali del Sud.Abbiamo letto con attenzione la strategia del Recovery Found, e se parliamo di Next Generation EU ci aspettiamo che i Capi di Stato e di Governo europei, riescano a pensare e a decidere per garantire il futuro delle prossime generazioni a partire dai giovani di oggi.Superando egoismi, falsi moralismi, e steccati nazionali che sicuramente non ci aiutano perché il primo atto di egoismo che la discussione deve superare riguarda i giovani.La scelta di ridurre i fondi destinati all’Erasmus e, in generale alla cultura, all’istruzione e al volontariato, mortificano quella magnifica esperienza che ha permesso a tanti giovani di allargare la propria cultura, le proprie visioni, quell’idea di essere cittadini di una Europa solidale e migliore.Non possiamo mortificare la cultura, la scuola, la ricerca, l’università.

La crescita culturale è per noi il pulsante per riattivare quell’ascensore sociale che adesso è bloccato e che permette ai nostri giovani di rivendicare con forza un futuro dignitoso e migliore.Parliamo troppo poco dei giovani di oggi che saranno i lavoratori del domani, la futura classe dirigente di questo Paese.Siamo costretti spesso a giocare in difesa come sindacati costretti ad affrontare la tragica crisi che oggi vede milioni di persone in Cassa Integrazione, ma dovremo avere la forza di attaccare, di rivendicare e pretendere un futuro migliore per le generazioni di domani, per i precari, per i lavoratori della CIG Economy, per i lavoratori autonomi.Un futuro migliore, partendo da una diversa idea di Paese rispetto a quella che abbiamo vissuto fino ad ora. Un nuovo modello di sviluppo che noi proponiamo da tempo, cominciando dalle politiche economiche con le quali affronteremo il nostro futuro.Il fallimento del liberismo ci pare ormai un fatto assodato. Quel liberismo che considerava, e considera, lo Stato una sovrastruttura dell’economia, che ha al centro l’individuo e non la persona o la comunità.Noi pensiamo sia arrivata l’ora di fare ricorso ad una nuova politica keinesiana degli investimenti, per una nuova attenzione alle politiche occupazionali e a quella degli investimenti pubblici.Il Governatore della Banca d’Italia nella sua relazione ha usato una citazione a me molto cara per dire come si dovrebbe ripartire. Ottant’anni fa, John Maynard Keynes scriveva: “... la migliore garanzia di una conclusione rapida è un piano che consenta di resistere a lungo ... un piano concepito in uno spirito di giustizia sociale, un piano che utilizzi un periodo di sacrifici generali” – verrebbe da dire, come quelli di questi nostri giorni – “non come giustificazione per rinviare riforme desiderabili, ma come un’occasione per procedere più avanti di quanto si sia fatto finora verso una riduzione delle disuguaglianze”.La riduzione delle disuguaglianze, la nostra stella polare in una navigazione fatta in mare aperto e in condizioni di burrasca.La diseguaglianza sociale sarà per noi campo di battaglia.Dovremo sperimentare nuovi interventi e nuove proposte.

L’ultimo Premio Nobel per l’Economia, Esther Duflo, spiega nel suo libro “Economia utile per tempi difficili“, che i problemi dei paesi ricchi assomigliano sempre di più a quelli dei paesi poveri.Persone abbandonate, diseguaglianze galoppanti, totale assenza di fiducia nel Governo, nella società, stati egoisti e divisi. La Duflo sostiene che non esistono portavoce della professione di economista, nessuno può rappresentarla nella sua complessità eppure sui media spiccano solo gli studiosi di stampo liberale.Giuro che non penso ai bocconiani.Allora sarebbe il caso di sperimentare adottando un approccio scientifico e rigoroso per ottenere risposte pratiche. È stato fatto, e da queste sperimentazioni emerge che le risposte, anche quelle economiche, agli interventi di politiche sociali per diminuire le diseguaglianze sono positive.Lo chiediamo al Governo, alla politica: serve coraggio!Lo rivendichiamo per combattere le diseguaglianze sociali ormai insopportabili.Ma non basta.Pretendiamo il rispetto della vita umana, ed è per questo che diciamo: PRIMA LA VITA!Prima la vita ci ricorda ciò che conta davvero, la nostra famiglia, i nostri amici, i nostri affetti, la nostra salute.Il tessuto connettivo che è costruito sui rapporti personali che viviamo ogni giorno. Le connessioni con chi non conosciamo.Una parola gentile, un saluto affettuoso. Questa è la società.Condividere la nostra vita insieme. Quello che noi dichiariamo di essere: una comunità.Abbiamo affrontato un periodo drammatico, quando riusciremo a superare tutto questo sarà grazie alle nostre operatrici e ai nostri operatori del Servizio Sanitario Nazionale, con una Sanità pubblica che per troppo tempo è stata falcidiata dai tagli a scapito dell’assistenza privata e a quella di base del territorio.Grazie alle lavoratrici e ai lavoratori del settore agroalimentare, alle lavoratrici e ai lavoratori che hanno garantito servizi e settori indispensabili, a chi ha garantito trasporti e mobilità, alle nostre commesse dei supermercati, ai nostri servizi di emergenza, insomma alle lavoratrici e ai lavoratori tutti che hanno garantito che il Paese andasse avanti.A loro diciamo grazie dal profondo del cuore e diciamo: noi non dimenticheremo.Da qui vogliamo partire, perché per troppo tempo sono stati dati per scontati e poco pagati, sono stati ultimi e ora dovrebbero essere i primi.

Nel loro coraggio e nel loro sacrificio e nella loro abnegazione, possiamo vedere un futuro migliore.Pretendiamo, alla luce di tutto questo, di ridisegnare una nuova idea di Paese.Una nuova idea di futuro, dove donne e uomini siano veramente uguali, dove la discriminazione non sia più tollerata, dove il lavoro sia sicuro e le regole siano diritti e giusto salario.Dove non ci siano fantasmi sfruttati da caporali e malavita.Dove la protezione sociale sia universale e contribuisca a creare posti di lavoro di qualità e uguaglianza.Un Paese più solidale, più attento alla vita delle persone, più attento ai più deboli, un Paese che non lasci nessuno indietro, un Paese dove tutti possano lavorare per combattere le diseguaglianze economiche e sociali.Un Paese che riparta dal lavoro, dalla sicurezza sul lavoro e dalla dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, troppo spesso negata.

SICUREZZA SUL LAVORO

Qualcuno ha anteposto gli interessi economici alla salute pubblica e alla sicurezza sul lavoro. La salute sul lavoro viene ancora percepita come un problema sindacale da negoziare e non come una questione sociale da assumere in quanto tale.Al nuovo Presidente di Confindustria facciamo gli auguri di buon lavoro.Noi siamo abituati a misurarci sul merito delle questioni e questo continueremo a fare.Non abbiamo avuto la fortuna di essere ospitati dai tanti buoni salotti televisivi o di avere tante interviste sui giornali, e allora, qualche risposta la mandiamo da questo luogo.Noi abbiamo un’idea dell’impresa antica e modernissima. L’impresa, nella nostra visione, è il luogo di incontro tra capitale e lavoro, con l’obiettivo di creare ricchezza. Il tema che poniamo è che la ricchezza prodotta deve essere diffusa più equamente. Più la ricchezza è equamente diffusa, infatti, più è forte la crescita economica e produttiva.Abbiamo l’idea di un’impresa dove è perseguito il benessere lavorativo perché questo aumenta la produttività del 30%.Da questa visione discende il nostro modo di essere sindacato all’interno delle imprese.Noi abbiamo una vocazione partecipativa dove il conflitto è uno strumento per raggiungere degli obiettivi, ma mai un fine. È questa una visione moderna dell’impresa, che ha avuto un esempio importantissimo in Adriano Olivetti e che persegue l’obiettivo di costruire un’economia civile.Chiediamo a Confindustria di affrontare i mali del capitalismo italiano: il nanismo dimensionale, la carenza di investimenti, la scarsità di innovazione, la mancanza di cultura manageriale.Nel momento in cui bisogna ricostruire il nostro sistema economico e produttivo c’è bisogno di un patto per il Paese che veda le parti sociali, sindacati e imprese, protagonisti.Abbiamo letto di una attenzione al Mezzogiorno e al divario fra Nord e Sud, condividiamo questo spirito, da tempo sosteniamo che, un Sud abbandonato socialmente e un Nord forte e industrializzato, non faranno ripartire il Paese nella direzione giusta.Il Mezzogiorno e la risoluzione dei problemi del Sud saranno per noi la cartina di tornasole con la quale valuteremo Governo e controparti.Confindustria parla di un coinvolgimento dei lavoratori nelle scelte della vita delle aziende, siamo pronti a discutere e ad assumerci le nostre responsabilità, ma nel futuro del nostro Paese chiediamo più rispetto per la vita, più attenzione per la sicurezza del lavoro, più considerazione per i più deboli e per chi rimane indietro.E il contratto nazionale è strumento indispensabile per raggiungere questi obiettivi. È per noi strumento imprescindibile di garanzia di diritti di cittadinanza e di democrazia economica.Attraverso il contratto discutiamo di produttività.Quando ci chiedete di tenere le fabbriche aperte ad agosto non possiamo che rispondervi che i contratti e gli accordi sindacali già lo prevedono.Noi non chiudiamo le aziende siamo noi a chiedervi di tenerle aperte, ma vi chiediamo di rispettare i contratti, i diritti, i lavoratori e le lavoratrici di questo Paese.Vi chiediamo di discutere di redistribuire la ricchezza.Una aumentata produttività del 30%, grazie all’utilizzo della rete e degli strumenti di connessione continua, non ha trovato la corrispettiva redistribuzione nei salari di tutti i dipendenti. È ora di rinnovare i contratti, tutti privati e pubblici, di cominciare a discutere della riduzione dell’orario di lavoro a parità di trattamento economico.Discutiamo di una diversa concezione del tempo di lavoro e del tempo di vita, del tempo di utilizzo degli impianti, della produttività magari redistribuita su più persone con una maggiore autonomia del singolo.

RIDUZIONE DELL’ORARIO DI LAVORO

Il processo di discussione su come considerare l’orario di lavoro parte nel Medioevo con le prime manifatture e giunge a maturazione nel Novecento con il Fordismo.Noi pensiamo, se effettivamente vogliamo guardare al futuro, che gli orari rigidi, l’uniformità e la stabilità dei modelli vada riaffrontata.Non possiamo chiedere cambiamenti e avere i piedi cementati nell’idea fordista dei modelli standard di orario di lavoro.Sono passati 100 anni dal primo contratto del 1919 dei Metallurgici che dopo dure lotte sindacali riconosceva le 8 ore e la prima settimana di ferie.Oggi troviamo 6/7 regimi di orario diversi nella stessa azienda, i part time, i turni.Dopo cento anni nessuno può impedirci di voler discutere la qualità del lavoro per pensare ad una diversa organizzazione della società. Partiremo da quanto prevede la nostra Costituzione dove all’Art. 36 sancisce che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionale alla quantità e alla qualità del suo lavoro.Quantità e qualità del lavoro.Ascolteremo Confindustria con grande attenzione e con grande rispetto per il ruolo che ricopre.Ascolteremo le altre associazione datoriali con altrettanta attenzione e con altrettanto rispetto.Ovviamente abbiamo ben presente che Confindustria non rappresenta tutte le aziende e i settori del nostro tessuto produttivo.E abbiamo anche ben presente che, alcune associazioni di Confindustria, hanno già rinnovati i contratti o lo stanno per fare.Inoltre, se non sembra irriverente, ma abituatevi, vorremo capire come funziona la misurazione della rappresentatività delle associazioni datoriali.Noi lo facciamo tutti i giorni, nel pubblico impiego e nel privato. Dove votiamo partecipa il 90 % delle lavoratrici e dei lavoratori e l’80% di quei voti va ai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil.Ricordatelo.

POLITICHE INDUSTRIALI E INNOVAZIONE

Lo sviluppo per noi passa dal collegamento fra il mondo produttivo e dei servizi, con il mondo dell’Università̀ e della Ricerca.L’Italia investe nelle università la metà, in rapporto al PIL, di quanto investono i paesi a noi più vicini.Miglioriamo la formazione dei nostri giovani e la capacità di produrre innovazione, potenziamo la capacità di intercettare le risorse europee.

Per aumentare la produttività investiamo in nuove tecnologie e in innovazione, favoriamo l’ingresso di nuovi capitali e professionalità esterne, curiamo la formazione del personale.Tutto questo può far crescere l’efficienza dei processi di produzione e la qualità dei beni e dei servizi offerti.Lavoriamo sull’innovazione di prodotto e non più sulla riduzione dei salari e dei diritti.Porteremo, come sempre abbiamo fatto, queste idee ai tavoli del confronto. Lo faremo con grande rispetto e pretendiamo lo stesso rispetto.Nessuno pensi di intimorirci o di far passare il sindacato come uno strumento di altri tempi.Il sindacato è fatto di persone che si alzano tutte le mattine insieme alle lavoratrici e ai lavoratori.Persone che non hanno orari, non hanno sabati o domeniche, perché come abbiamo sempre detto, non lo hanno le violazioni dei diritti e le ingiustizie.La nostra Organizzazione, come quella di Cgil e Cisl, è fatta di donne e uomini, di giovani e anziani, che hanno riempito tantissime piazze lo scorso anno per chiedere un Paese diverso.

E se non rispetterete quei lavoratori, quelle lavoratrici, quei giovani, quei pensionati, se non li ascolterete, siamo pronti a ritornare in quelle piazze.

RIFORMA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI

Dovremmo riformare gli ammortizzatori sociali, questi mesi hanno messo alla prova tutti gli strumenti e le tipologie facendone emergere pregi, difetti e carenze.Nuove politiche di sostegno che riescano ad intrecciarsi con la formazione e la riqualificazione professionale.Ammortizzatori che coprano tutte le lavoratrici e i lavoratori e che tengano conto delle peculiarità dei vari settori.Siamo pronti a discutere di diritti e doveri di lavoratrici e lavoratori. A ridiscutere i sistemi di sicurezza e di protezione sociale.L’obiettivo deve essere quello di contrastare nuove forme di diseguaglianza che poi alla fine diventano espulsioni silenziose dai diritti di cittadinanza.Costruiamo un’idea di società che tenga insieme i vincenti e i perdenti della Globalizzazione.Costruiamo un modello di crescita più sostenibile, rimodulando ciò che l’emergenza ha travolto.

Ricominciamo dal fisco, dall’evasione e dalla corruzione, dalla Sanità, dall’ambiente, dalla scuola.Da una scuola che continua ad essere mortificata.Perché sono mortificati gli studenti che non hanno pari opportunità.Perché sono mortificati i lavoratori precari che continuano ad aumentare, perché sono mortificati i docenti e il personale che vogliono contribuire alla crescita di una nuova classe dirigente per il nostro Paese.Ricominciamo dalla valorizzazione del volontariato organizzato che tanto ci ha regalato in questo periodo.Prestiamo maggiore attenzione agli anziani che, come sempre abbiamo detto, sono stati il vero ammortizzatore sociale di questo Paese e negli ultimi mesi sono stati dimenticati nelle RSA lombarde e nelle scelte fatte dal Governo.Affermiamo assieme che, oltre al profitto c’è l’economia sociale del Paese, e che il suo equilibrio è una condizione di crescita e una garanzia di sviluppo per tutti.Joseph E. Stiglitz, ci invita a non accettare acriticamente l’esistente e a non cadere nel rassegnato fatalismo che considera esclusa a priori la possibilità di invertire la rotta. Lui sostiene che le disuguaglianze non sono figlie naturali dell’economia in sé, sono il frutto di un certo tipo di approccio economico, di una concezione che da più di trent’anni ha inteso la massimizzazione del profitto nel breve periodo come l’imperativo categorico da seguire.

RIGENERAZIONE DEL TERRITORIO E INFRASTRUTTURE

Va recuperato il ritardo accumulato nelle infrastrutture, sia quelle tradizionali, da rinnovare e rendere funzionali, sia quelle ad alto contenuto innovativo, come le reti di telecomunicazione, necessarie per sostenere la trasformazione tecnologica della nostra economia.La rete fissa a banda larga ultraveloce copre meno di un quarto delle famiglie, contro il 60 per cento della media europea, con una penalizzazione particolarmente accentuata nel Mezzogiorno.Nelle valutazioni della Commissione Europea, l’Italia è al diciannovesimo posto tra i Paesi dell’Unione per grado di sviluppo delle connessioni.Affrontiamo il tema della connessione5G utilizzando gli esperti e i pareri scientifici di chi è in grado di darci certezze.

NON INTENDIAMO PRESCINDERE DA UNO SVILUPPO SOSTENIBILE E DALLE POLITICHE AMBIENTALI.

L’ambiente è tutto quello che ci circonda che non è solo natura ma anche territorio, cultura, creatività, responsabilità, legalità, rispetto, diversità. pace.Il grado di civiltà di una società si misura proprio sulle politiche ambientali.L’ambiente è la nuova frontiera dei diritti fondamentali e dello sviluppo sostenibile di un Paese.L’ambiente è la qualità della vita e il benessere di una comunità.La tutela dei territori dal degrado naturale e sociale è imprescindibile per ogni forma di relazione umana, sociale ed economica.La tutela dell’ambiente non va declinata in termini ideologici e fondamentalisti ma con la ragionevolezza della sostenibilità.L’economia circolare e lo sviluppo sostenibile non sono frasi romantiche e buoniste ma il progetto responsabile di un programma di innovazione tecnologica, industriale e sociale che cambia la prospettiva del nostro stile di vita.Come affronteremo la grande emergenza del cambiamento climatico?Per noi lo si fa sviluppando la cultura della sostenibilità, riconoscendo l’ambiente come un valore sul quale si fondano tutti gli altri, sviluppando formazione e cultura diffusa su questa imprescindibile tematica.Per creare un nuovo modello di sviluppo è importante creare i presupposti per migliorare la qualità della vita, dell'ambiente, del territorio - e quindi dell’uomo - per creare l’occupazione, favorendone qualità e quantità, che non siano, però, contrapposte fra loro.Lo sviluppo economico era stato concepito ed organizzato unicamente secondo le regole economiche: l’ambiente non veniva contemplato se non come risorsa da cui attingere per la produzione.Una nuova visione dell’ambiente, degli stili di vita, dei comportamenti, sono la base per ricostruire un vivere sano ed una elevata qualità della vita.Il lockdown ha comportato una modifica dello stile di vita globale sempre più orientato al green style.Esperienze come quelle dello smart working hanno evidenziato come, attraverso la tecnologia, sia possibile svolgere attività a distanza fino ad ora considerate impensabili.

SMART WORKING

Vogliamo però essere chiari.Chi ha continuato a lavorare ha fatto home working e non smart, abbiamo notato che questo periodo di lavoro può avere modalità totalizzanti se non regolate.

Dobbiamo regolare il nostro lavorare in remoto, e in più c’è un problema di costi. Oggi le lavoratrici e i lavoratori hanno utilizzato i loro computer, e hanno pagato loro la rete.Ci sono problemi sulla tutela dei dati e sulla ripartizione dei costi e rivendichiamo il diritto alla disconnessione.I lavoratori della Pubblica Amministrazione vogliono tornare al lavoro.Caro Prof. Ichino, continua a sbagliare come ha fatto ai tempi del Jobs Act.I lavoratori pubblici non sono stati in vacanza, hanno lavorato, chieda all’Inps, magari non al Presidente, chieda all’Inail, chieda a chi ha garantito i servizi essenziali di questo Paese.Quelle lavoratrici e quei lavoratori hanno spesso coperto le mancanze delle reti nell’assistenza ai figli per la scuola, del sistema sociale che ha abbandonato gli anziani, ora vogliono contribuire alla rinascita del nostro Paese.Vogliono farlo in sicurezza e noi ci aspettiamo che il Governo ci metta subito in condizione di discutere su come andare avanti.PARI OPPORTUNITÀRiteniamo sia arrivato anche il momento di affrontare con maggiore determinazione il tema delle pari opportunità.La nostra società ha maturato un debito nei confronti delle donne, lo ha maturato quando ha spostato sulle loro spalle il peso di conciliare orari di vita e orari di lavoro.In assenza di politiche sociali di sostegno sono state loro a sacrificarsi.Lo hanno fatto per i nostri figli, lo hanno fatto per i nostri genitori quando il Welfare pubblico abbandonava i nostri anziani, e in più sono state mortificate nei trattamenti economici ancora distanti da quelli degli uomini, nelle progressioni di carriera e, infine, persino nella scelta degli esperti e dei tecnici che abbiamo visto sulla scena in questi mesi.In Inghilterra, i trattamenti economici dei lavoratori e delle lavoratrici di pari livello contrattuale vengono pubblicati sui siti delle aziende, cominciamo da qui.È il giorno dell’Indipendenza americana e io vorrei citare in questo caso una donna: Eleanor Roosevelt.Sostenitrice del New Deal americano, ispiratrice del movimento americano per i diritti civili e il riconoscimento dei diritti degli afroamericani, lei disse: “il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”.E, in questo caso, il futuro appartiene alle donne che combattono e credono nella parità.

UNITÀ SINDACALE

Avremmo dovuto festeggiare la ricorrenza della nascita della Uil 70 anni fa, lo faremo appena la Pandemia ce lo consentirà, ma è da qui che faccio un appello ad Annamaria e Maurizio.In questi mesi abbiamo lavorato sodo, abbiamo fatto cose importanti, accordi che altri Paesi europei ci invidiano.Abbiamo fatto una unione di fatto passando sabati, domeniche e notti assieme.Le nostre storie, le nostre sensibilità, le nostre modalità organizzative vengono da culture diverse, rappresentano la ricchezza culturale e democratica del nostro Paese.Siamo pronti a proseguire su questa strada e a rilanciare le idee, i progetti, le richieste che rendono il sindacato unitario in grado di cambiare le diseguaglianze presenti nel nostro Paese.Sono sicuro che continueremo a farlo assieme con grandi risultati.

POLITICHE FISCALI

Ciò che soprattutto ci differenzia dalle altre economie avanzate è l’incidenza dell’economia sommersa e dell’evasione, che si traduce in una pressione fiscale effettiva troppo elevata per quanti rispettano pienamente le regole.Le ingiustizie e i profondi effetti distorsivi che ne derivano si riverberano sulla capacità di crescere e di innovare delle imprese; generano rendite a scapito dell’efficienza del sistema produttivo.Cominciamo dalla riforma del fisco e detassiamo gli aumenti contrattuali.Colpiamo chi evade, senza lasciapassare per i crimini del passato, no a condoni, no a sanatorie e a scudi di qualsiasi tipo.Perché, come diceva Corrado Alvaro: “La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile”.Chi evade ruba.Ruba a chi chiede servizi degni di un Paese civile.Ruba il futuro ai nostri giovani.Pretendiamo di più per loro, pretendiamo una scuola in grado di annullare le distanze sociali oggi esistenti.Pretendiamo una formazione in grado di facilitare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro.Noi non dimentichiamo i 3000 navigator che oggi sono al lavoroma servono scelte chiare e coraggiose per azioni positive a favore dei giovani disoccupati e servono interventi per quelle ragazze e quei ragazzi che non cercano più né formazione né lavoro.

Forse qualcuno dovrebbe chiedere loro scusa per aver ancora una volta mortificato una speranza.Cercheremo anche noi di dialogare di più con loro.Il nostro destino è legato al nostro modo di essere.Stare con le lavoratrici e i lavoratori tutti i giorni sul posto di lavoro, e continuare con il nostro sistema di democrazia delegata.Ma stiamo lavorando alla creazione di una piattaforma che ci dovrà aiutare con tutti quelli che oggi non riusciamo ad ascoltare e rappresentare, con quelli che un lavoro non lo hanno, o che lo hanno precario e sotto ricatto tanto da avere paura di parlare con un sindacalista. Una piattaforma che sia uno strumento in grado di comunicare di più e meglio, raccontando quello che fanno le nostre categorie e le nostre strutture territoriali i nostri servizi.Il nostro slogan è sempre stato: “cambiamo noi prima che siano gli altri a cambiarci”.Costruiamo un nuovo modello, facciamolo con una nuova determinazione.Più che nuova, rinnovata. Perché “se anche cambia il timoniere, la rotta resta la medesima”.Andremo per mari magari burrascosi ma abbiamo un patrimonio di esperienze, lezioni e insegnamenti, valori che non disperderemo e che saranno la stella polare che orienta anche nella notte più buia.È giusto che oggi, qui, io lo dica chiaramente: sono orgoglioso di una grande Organizzazione che incarna i valori del socialismo, della tradizione socialdemocratica europea più nobile, del repubblicanesimo più autentico, della laicità in politica ma, soprattutto, nel percorso mentale e nei comportamenti di ogni suo dirigente, pronto al confronto, disponibile a sostenere fino alla fine le proprie idee ma capace di intuire che altre, migliori, ce ne possono essere.Un sindacato che non insegna ai propri iscritti come votare, che è autonomo dalla politica, ma non indifferente rispetto alle diverse impostazioni di fondo.Un sindacato che si colloca sulla sponda progressista di questo Paese,perché ha imparato che conservazione è la paura del futuro, è cancellazione dei diritti, è il prevalere del più forte.Possiamo dirlo? No, al nazionalismo esasperato e ad ogni sovranismo, ma orgoglio della nostra italianità e convintamente europei ed europeisti. Non spaventati dal diverso, lo sia esso per etnia, per provenienza geografica, per esperienza di vita, ma convinti che nella sintesi fra le diversità una società cresca, si evolvi, migliori.

Thomas Jefferson, uno dei principali autori della Dichiarazione d’Indipendenza del 4 luglio 1776 scriveva: “Consideriamo verità sacre ed innegabili che tutti gli uomini” - e le donne, aggiungo io – “sono creati uguali e indipendenti, che da questa uguaglianza nella creazione derivino diritti inerenti e inalienabili tra i quali la conservazione della propria vita, la libertà e il diritto alla felicità”.La Uil è anche questo.Non chiusa in sé stessa, non autoreferenziale, ma pronta al confronto in campo aperto, anche allo scontro a muso duro, alla ricerca di una sintesi fra idee e opportunità differenti che è tutt’altra cosa rispetto al compromesso al ribasso, ad ogni costo.Un’Organizzazione libera e aperta, fatta da donne e uomini liberi nell’agire e aperti nella lettura del mondo attorno a noi e nella testa, che sa pensare il nuovo, tenendo cari gli antichi valori.Io mi impegno qui, davanti a voi che mi date fiducia e mi chiamate ad un ruolo di massima responsabilità, ad esserci.Noi siamo una comunità, le scelte sono e saranno collettive, il percorso sempre discusso, progettato e ampiamente condiviso.Sapete, e mi avete ascoltato tantissime volte, sulla necessità di parlare con il NOI, concedetemi oggi, e solo oggi per 5 minuti, di parlare in prima persona, poi non lo farò più: individualmente, mi impegno ad esserci.Ad esserci al fianco di chi vuole migliorare ulteriormente la capacità di azione della nostra Organizzazione: più nel territorio e più nei luoghi di lavoro, più efficienza e presenza dei servizi per i lavoratori, i pensionati ed i cittadini tutti, una struttura funzionale, magari un po’ complessa e che dovremo rendere più elastica, più efficace utilizzo della nostra strumentazione e delle risorse, umane e finanziarie.Ad esserci in ogni luogo dove si dovranno discutere le regole, ma soprattutto l’applicazione delle stesse, in trasparenza e con equilibrio, come Carmelo nella scelta dello slogan dell’ultimo congresso ci ammoniva.Ad esserci per costruire un percorso di equilibrata evoluzione dei ruoli di responsabilità, inserendo negli organi e attribuendo funzioni alle donne protagoniste e consapevoli, ai giovani istruiti e capaci, entusiasti e, lasciatemelo dire, entusiasmanti.

E lo sapremo fare continuando ad avvalerci dell’esperienza, della saggezza, della costante disponibilità dei molti, dei moltissimi, che a questo impegno nel sociale, alla battaglia sindacale hanno dedicato gli anni migliori della vita.Ad esserci per seguire tutto, anche grazie ad una squadra di Segreteria Confederale coesa e di esperienza ma, soprattutto, per il rapporto che ho avuto la fortuna di costruire con il gruppo dirigente più allargato della nostra Organizzazione.Voi che siete qui oggi e i moltissimi che qui oggi avrebbero tanto voluto esserci ma non è stato possibile per le ragioni che sappiamo. A loro, ai dirigenti, delegati, militanti della Uil, in questo momento forzatamente lontani, va il mio saluto e la promessa di un contatto diretto e personale nelle prossime settimane.Lavoreremo per ricostruire il senso di solidarietà e vicinanza nel nostro Paese che, dopo il Covid, è finito in mille pezzi.Lo faremo utilizzando una tecnica millenaria giapponese, il Kintsugi, l’arte di riparare con l’oro, valorizzando i frammenti.Dove l’oro sarà l’impegno delle donne e degli uomini che vogliono cambiare in meglio la nostra vita.Quando scegliamo di aggiustare cosa è danneggiato sviluppiamo le capacità di guardare il presente per ricostruire il futuro.Un cammino che richiede cura, pazienza, passione.Non si devono nascondere le spaccature.Ripartiamo da quelle per scoprire che nulla sarà come prima.Rispettiamo le donne e gli uomini, il loro lavoro.Solo così le ferite diventeranno bellezza, forza, energia e torneremo lo straordinario Paese che siamo.Perché è la nostra storia con le sue cicatrici che ci rende unici.

PARTECIPIAMO AL PIÙ GRANDE CAMBIAMENTO DEL NOSTRO TEMPO.

L’ultimo, l’ultimissimo pensiero, non è per il Governo e nemmeno per le forze sociali datoriali, né per Cgil e Cisl e nemmeno per i dirigenti della Uil. La chiosa finale la lascio tutta per le lavoratrici ed i lavoratori, per le pensionate ed i pensionati, per i disoccupati, per i giovani.La Uil c’è, sulla Uil potete contare, alla Uil potete guardare con fiducia. Alla Uil, liberamente e per il tempo e nei modi che vorrete, vi potete anche iscrivere.Le nostre sedi sono i luoghi della vostra partecipazione, i servizi sono per voi, la democrazia interna è lo strumento che usiamo per tener conto del parere di ognuno, la nostra articolazione serve proprio per stare in ogni luogo di lavoro o dimensione di vita, per ascoltare, per lottare, per trovare soluzioni e costruire un nuovo grande progetto. Il progetto di una società più giusta con tutti, più coesa, per niente timorosa del futuro, che vive positivamente il cambiamento.nuovo grande progetto. Il progetto di una società più giusta con tutti, più coesa, per niente timorosa del futuro, che vive positivamente il cambiamento.Perché noi non vogliamo adattarci al cambiamento, non vogliamo nemmeno guidare il cambiamento, noi vogliamo essere il cambiamento e vi chiediamo di partecipare assieme a noi al più grande cambiamento del nostro tempo per un futuro che oggi prendiamo, ognuno per la propria parte, nelle mani.Con tutte queste idee, con questa rabbia con questa passione da domani continueremo a pretendere di disegnare un futuro diverso.

INSIEME VINCEREMO